5 Novembre 2019Meridiane

Dronero

IL COMPLESSO GNOMONICO DELL'EX CONVENTO DEI CAPPUCCINI DI DRONERO

Nell'ex convento dei Cappuccini di Dronero troviamo un complesso gnomonico formato da sei strumenti di diverse epoche che vanno dall'inizio del XVII secolo alla fine del XIX.

I più importanti reperti per cui è possibile stabilire la data di realizzazione, si trovano nel cortile principale: entrambi sono rivolti ad Est ma realizzati rispettivamente il primo nel 1629 ed il secondo il 26 settembre 1731.

Il quadrante del 1629, allo stato attuale dei censimenti, è il quadrante solare pittorico murale più antico della Valle Maira e dell'intero territorio delle valli alpine saluzzesi.

Gli altri quattro strumenti si trovano nell'orto del complesso dei Cappuccini, uno sull'abside della Chiesa e tre sulla parete posteriore dell'adiacente palazzo. Tutti questi non riportano date ed il loro stato di conservazione non ha permesso di rilevarne. Di questi, per il momento, si è deciso di recuperare solamente quello presente sull'abside della Chiesa, certamente meglio conservato e più rilevante degli altri.

Dalle memorie di un Padre Cappuccino di Dronero (cfr. "Emanuele Massimo - Repertorio generale. Cronache di un Notaio." a cura di Luigi Massimo - ed. Coumboscuro, giugno 2008), abbiamo alcune notizie relative alla fondazione del convento nel 1619 ed al suo abbandono nell'anno 1802 per ordine di Napoleone; in questo lasso di tempo si sviluppa tutta la storia gnomonica del convento con la costruzione dei quadranti più importanti ad eccezione di quello più piccolo dell'orto, che, per tipologia costruttiva è da collocare in un'epoca successiva e comunque non oltre la fine del XIX sec..

Gli unici motti rilevati nel complesso sono scritti sui quadranti orientali e sono entrambi in latino. Quello del 1731 è "SOLE ORIENTE ORIOR" (Mi levo col sol levante), mentre quello del 1629 è "TEMPORA NON NISI SINE LUMINE SIGNO".
In questo caso è presente una curiosità, o meglio, un altro errore, essendoci scritta una doppia negazione che finisce col trasformare la massima da negativa ad affermativa.
Senza dubbio l'autore voleva semplicemente dire "Non segno il tempo senza luce" quindi "TEMPORA NON SINE LUMINE SIGNO".

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I quadranti solari – comunemente chiamati meridiane e in occitano soularies – sono strumenti astronomici utilizzati di norma nel passato per leggervi l’ora tramite l’ombra proiettata dal sole di uno stilo detto gnomone.

Per questo motivo, trattandosi spesso di pregevoli manufatti artistici dalla particolare valenza simbolica, l’arte di costruirli è chiamata gnomonica.

Nell’ex convento dei Cappuccini di Dronero troviamo un complesso gnomonico formato da sei strumenti di diverse epoche che vanno dall’inizio del XVII secolo alla fine del XIX.

I più importanti reperti per cui è possibile stabilire la data di realizzazione, si trovano nel cortile principale: entrambi sono rivolti ad Est ma realizzati rispettivamente il primo nel 1629 ed il secondo il 26 settembre 1731.

Il quadrante del 1629, allo stato attuale dei censimenti, è il quadrante solare pittorico murale più antico della Valle Maira e dell’intero territorio delle valli alpine saluzzesi.

Gli altri quattro strumenti si trovano nell’orto del complesso dei Cappuccini, uno sull’abside della Chiesa e tre sulla parete posteriore dell’adiacente palazzo. Tutti questi non riportano date ed il loro stato di conservazione non ha permesso di rilevarne. Di questi, per il momento, si è deciso di recuperare solamente quello presente sull’abside della Chiesa, certamente meglio conservato e più rilevante degli altri.

Dalle memorie di un Padre Cappuccino di Dronero (cfr. “Emanuele Massimo – Repertorio generale. Cronache di un Notaio.” a cura di Luigi Massimo – ed. Coumboscuro, giugno 2008), abbiamo alcune notizie relative alla fondazione del convento nel 1619 ed al suo abbandono nell’anno 1802 per ordine di Napoleone; in questo lasso di tempo si sviluppa tutta la storia gnomonica del convento con la costruzione dei quadranti più importanti ad eccezione di quello più piccolo dell’orto, che, per tipologia costruttiva è da collocare in un’epoca successiva e comunque non oltre la fine del XIX sec..

Viene, infatti, da pensare che quest’ultima opera, realizzata ad appena 150 cm da terra, venne costruita per uso esclusivo di chi lavorava nell’orto e che, probabilmente, sopperiva agli altri tre strumenti, illeggibili da tempo.

Si noti che questo quadrante è stato tracciato con profonde, ma nette incisioni nella calce fresca, calce non ben spenta che venne stesa grossolanamente senza cura della planarità e dei lembi. Il suo tracciamento è di tipo geometrico, il quadrante riporta le sole ore francesi, complete di calendario mentre la numerazione, quasi scomparsa, è con i numeri romani e di colore rosso.

Se i quadranti del cortile sono di particolare qualità esecutiva, non si può dire altrettanto per il terzo quadrante recuperato.

Fin dai primi attimi della sua realizzazione, l’autore di questo strumento sbagliò qualcosa, infatti la prima costruzione delle ore italiche è invertita; rimane ancora qualche traccia nelle incisioni fatte a fresco.

Accortosi dell’errore, l’artista abbandonò il tracciamento iniziando la costruzione corretta. Anche in questo caso l’autore commise grossolani errori, che sono tutt’ora rilevabili nei ripensamenti tracciati nella calce: ne è un esempio la linea equinoziale, che non rispetta la corretta declinazione della parete procurando un errore nella lettura dei giorni di equinozio.

Quanto successo non è strano, infatti non è difficile imbattersi in strumenti antichi con errori simili, ciò comunque induce a pensare ad uno gnomonista frettoloso o alle prime armi.

Gli unici motti rilevati nel complesso sono scritti sui quadranti orientali e sono entrambi in latino. Quello del 1731 è “SOLE ORIENTE ORIOR” (Mi levo col sol levante), mentre quello del 1629 è “TEMPORA NON NISI SINE LUMINE SIGNO”.

In questo caso è presente una curiosità, o meglio, un altro errore, essendoci scritta una doppia negazione che finisce col trasformare la massima da negativa ad affermativa.

Senza dubbio l’autore voleva semplicemente dire “Non segno il tempo senza luce” quindi “TEMPORA NON SINE LUMINE SIGNO”.

Tutti gli strumenti utilizzano come generatore d’ombra un ortostilo, ovvero un’asta posta perpendicolarmente alla parete. Per poter leggere correttamente strumenti che utilizzano questo tipo di stilo bisogna ricordare che la lettura non deve essere riferita alla direzione dell’ombra, ma al punto in cui si trova l’estremo di questa.

Questo punto, detto anche indice, permette di identificare oltre che le ore anche la data stagionale.

DESCRIZIONE DELLE DEMARCAZIONI

Le demarcazioni riportate sui quadranti recuperati esprimono generalmente 4 funzioni gnomoniche: le ore italiche , le ore alla francese , il calendario stagionale e la linea meridiana.

Quest’ultima non è mai stata tracciata sul quadrante del 1731 per ragioni progettuali ed è andata persa sul quadrante del 1629 a causa dell’ampliamento della finestra che ha portato ad una parziale distruzione dello strumento, si noti che manca la porzione inferiore destra del quadro.

L’orologio ad ore Italiche utilizza un sistema orario concettualmente diverso da quello attuale perché suddivide, sì, il giorno in 24 ore, ma non a partire dalla mezzanotte, bensì a partire dal tramonto. Esso indica pertanto quante ore di luce mancano al calar del sole, corrispondente all’ora XXIV. Se per esempio l’estremo dell’ombra tocca la linea dell’ora XVIII, ciò significa che, indipendentemente dalla stagione, sono trascorse 18 ore dal tramonto di ieri e restano 6 ore fino al prossimo tramonto, alla fine della giornata. Ricordiamo che tale sistema era comunemente utilizzato per organizzare tutte le attività umane in un’epoca priva d’illuminazione artificiale (dal medio evo fino all’800).

L’orologio ad ore ASTRONOMICHE o FRANCESI precorre il sistema attuale dividendo il giorno in 24 ore a partire dalla mezzanotte, precisamente in 12 ore antimeridiane, da mezzanotte a mezzogiorno e 12 ore pomeridiane, da mezzogiorno a mezzanotte.

La prima differenza sostanziale di questo sistema orario rispetto a quello corrente (ora media del fuso) è che è riferito alla reale longitudine del luogo per cui è stato progettato il quadrante.

Per comprendere meglio questo aspetto valutiamo ora la prossima funzione: la meridiana.

La MERIDIANA è costituita dalla freccia rossa a piombo, proiezione del meridiano principale celeste; qui visibile nel quadrante sull’abside della chiesa.

Essa indica il mezzogiorno vero locale, cioè la culminazione del sole a sud di Dronero (“mezzo giorno” significa letteralmente che tante ore di luce sono trascorse dal sorgere del sole quante ne devono ancora passare fino al tramonto).

Il “mezzogiorno” dei nostri comuni orologi, le 12:00:00 ora media del fuso, è sincronizzato convenzionalmente su di un intero territorio politico ed è riferito alla longitudine di un luogo rappresentativo: l’Italia utilizza l’ora del fuso dell’Europa Centrale, che è riferita all’Osservatorio di Görlitz ovvero al Monte Etna, su cui passa il meridiano 15° a est di Greenwich.

Ciò significa dunque che alle ore 12:00:00 il sole culmina sull’Etna, ma per arrivare realmente a Dronero impiega ancora circa mezz’ora (30 minuti e 34 secondi).